LA PIU’ ALTA DEL MONDO
LA PIU’ ALTA DEL MONDO
Florestano Vancini
Italia / 1957 / 15'
LA PIU’ ALTA DEL MONDO
Florestano Vancini
Italia / 1957 / 15'

E' la funivia (o meglio il complesso funiviario) che da Courmayeur va a Chamonix, toccando il Rifugio Torino e l'Aiguille de Midi: cioè attraversando il massiccio del Monte Bianco. Quello che era un regno accessibile soltanto a pochi alpinisti, il mondo silenzioso dei ghiacciai, è ora un paesaggio turistico. Ma per sistemare le funi ed i piloni, per costruire le stazioni di arrivo e di partenza, per rendere possibile ai lucenti carrelli il trasvolo sui muri di ghiaccio, un gruppo di tecnici e di operai ha lavorato per anni in condizioni proibitive. E dodici vite umane hanno pagato col loro sacrificio lo scotto alla montagna violata.

Regista

Florestano Vancini

Florestano Vancini (Ferrara 1926 - Roma 2008) fu un regista e sceneggiatore cinematografico italiano. L'amore per la terra natale, specie per il delta del Po, ha animato i suoi esordi, mentre tutta la sua carriera è stata caratterizzata dall'interesse per i temi storico-politici. Dopo alcuni pregevoli documentari ("Alluvione" 1950; "Il delta padano" 1951; "Uomini soli" 1959) esordì nel lungometraggio con "La lunga notte" del '43 (1960, tratto da un racconto di G. Bassani e premiato alla Mostra del cinema di Venezia quale migliore opera prima).
Tra i film di questo periodo, in cui nei momenti migliori è riuscito a coniugare l'osservazione realistica e l'impegno politico con le qualità spettacolari, si ricordano: "La banda Casaroli" 1962; "Le stagioni del nostro amore" 1965 (vincitore al Festival di Berlino del 1966); "Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato" 1972, in cui denuncia come una macchia sull'epopea garibaldina del 1860 la spietatezza di cui i 'liberatori', guidati da Nino Bixio, diedero prova nella repressione della rivolta contro i proprietari terrieri scoppiata in quel centro agricolo del catanese. Il successivo "Il delitto Matteotti" 1973, focalizzato sul consolidarsi della dittatura fascista dopo il rapimento e l'assassinio di G. Matteotti, ha costituito la conferma dell'impegno politico di Vancini, mentre lontani dall'asciutto impianto delle due opere precedenti, ma al tempo stesso privi di un efficace rinnovamento artistico, sono risultati "Amore amaro" 1974, dal racconto -Per cause imprecisate- di C. Bernari, e "Un dramma borghese" 1979, dal romanzo di G. Morselli, entrambi incentrati su tormentate passioni, "La baraonda - Passioni popolari" 1980, sul mondo del ciclismo, e "La neve nel bicchiere" 1984, tratto dal romanzo di N. Rossi, sulle vicende di una famiglia di contadini dalla fine dell'Ottocento agli anni Venti. In seguito Vancini si è dedicato all'attività televisiva, realizzando tra l'altro le serie "La piovra 2" (1986), "Piazza di Spagna" 1993 e "Ferrara" 1995. Tornato alla regia cinematografica dopo 21 anni con "E ridendo l'uccise" 2005, lungometraggio ambientato nella corte degli Este della Ferrara del Cinquecento, aveva egli stesso presentato questa pellicola come il suo ultimo lavoro.

(Fonte: Enciclopedia Treccani, www.treccani.it)