I CUSTODI DELLA MONTAGNA. VITE D'INGEGNO, CALLI E SILENZIO
di Vittorino Mason, Ediciclo Editore.
Mirko Artuso dialoga con l’autore
Quindici storie distribuite tra Veneto, Friuli e Trentino.
Le voci degli ultimi custodi della montagna, gente sagace e saggia che sa fare del poco tanto e di due patate una minestra. Uomini semplici che tengono la parola stretta nel silenzio e si riconoscono nella terra in cui vivono. Persone schive, di poche parole, ma che mantengono la memoria di luoghi, mestieri e delle tradizioni: uomini che conoscono l’arte di menare un’ascia per aria, mungere una vacca, guidare un gregge, andare a caccia sui monti, accendere un fuoco coi mughi, fare carbone con la legna, ricavare da un pezzo di faggio un mestolo, intrecciare dei giunchi, tagliare l’erba con la falce e tanti altri lavori che facevano callo e sopravvivenza.
Perché un libro sugli ultimi della montagna? La risposta sta a monte, in una domanda. Perché si va in montagna? Molti vanno in montagna per conquistare una cima piuttosto che farsi conquistare dalla bellezza della natura. La montagna viene usata come antidoto a una quotidianità anonima, senza clamori, come riscatto e vanto per dire all’amico o al collega di turno ho fatto il Civetta, ho fatto il Pelmo… Il difetto sta nel verbo fare. Le montagne non si fanno, si vivono.