Il mito dei Sanatori è stato reso immortale dal romanzo “La montagna incantata” di Thomas Mann, che ne ha fatto una metafora dell’Europa che corre spensieratamente verso l’abisso della prima guerra mondiale. Nel corso di circa un cinquantennio di attività, nella prima metà del XX secolo, tutti i personaggi che agiscono sulla grande scena del mondo (ufficiali della Luftwaffe e alti graduati dell’esercito americano, sopravvissuti dei campi di sterminio e dirigenti della Gestapo) sono qui riuniti secondo regole di coesistenza impensabili. Questo film ci porta in un mondo a parte, sulle cime assolate delle Alpi svizzere, dentro un elegante edificio art déco, dove il tempo sembra essersi fermato; un mondo di relazioni particolari, malinconie e disperazione soffocata. Gli echi del mondo reale si perdono tra queste mura, dove gli ammalati avevano la possibilità di coltivare le arti, la filosofia e la spiritualità. Scriveva infatti Mann che la tubercolosi veniva considerata da alcuni "una malattia spirituale, che eleva i desideri umani e rende più nobili i pazienti".
Regista
Danielle Jaeggi
Nata a Losanna, Svizzera, nel 1945, dopo gli studi di cinema ed estetica all'università di Ginevra, si trasferisce a Parigi, dove prosegue con un dottorato in Estetica. Da allora si occupa di cinema ed audiovisivi, collaborando con produzioni ed emittenti internazionali. Attualmente lavora anche come docente presso l'università Paris VIII. Della sua ricca filmografia ricordiamo: The girl of Prague (1978), The Arch of Nam June (1980), Takis (1981), Very close to the border (1982), Mon tout premier baiser (1984), Losing touc (1992) e In the field of stars (2000).