Il filmato illustra un paesaggio montano del Vercos, chiuso come un isolotto in una zona calcarea de Dauphine. Un luogo impervio e strategico, non per niente - come ci dimostrano materiali di repertorio opportunamente inseriti nelle riprese d’oggi- durante la Resistenza vi si nascosero i maquis.
Gli abitanti comunque hanno sempre tenacemente lottato per uscire dall’isolamento, hanno costruito strade, hanno incoraggiato il turismo. Gitanti e sciatori ne sono ospiti sistematici e oggigiorno, tramite internet, queste montagne hanno stabilito rapporti con tutto il mondo. Ed ecco i turisti arrivare (c’è anche un rally con macchine d’epoca), arrampicarsi sulle pareti rocciose, esplorare le cascate, scoprire le cavità sotterranee. Il problema su cui in particolare la regista si sofferma in questa sua approfondita indagine è: cosa è da preferire per il futuro? L’apertura al mondo, con gli inevitabili inconvenienti ( la perdita d’identità di luoghi e persone, poco o tanto soggetti a trasformazione) o la conservazione gelosa - con conseguenti chiusure a determinati fenomeni di massa - dell’ assetto naturale e delle proprie tradizioni?