Stalin afferra una matita con la sua mano come se si preparasse a tracciare una linea su una carta geografica dell’Unione Sovietica. Dove la grafite tocca la carta quasi 80.000 persone, quasi tutte imprigionate nei gulag, dovranno partecipare ai lavori di costruzione di una ferrovia nelle dure condizioni imposte dalla taiga polare. Si tratta di una linea ferroviaria di nessuna reale importanza strategica, costruita sul permafrost, il terreno perennemente ghiacciato e sulle paludi, disponendo di equipaggiamenti inadeguati e di scarse tecnologie. Per quattro anni lavoreranno come schiavi, spesso soccombendo esausti alla fatica, alla malattia, a infinite crudeltà, all’isolamento e alla solitudine prima che finalmente Stalin muoia. Nel giro di poche settimane non resterà nulla del loro intenso lavoro con l’eccezione delle baracche del campo rimaste vuote, delle vecchie locomotive, pezzi di binario, terrapieni e linee telegrafiche. Tutto viene lasciato al lento ritorno del dominio della taiga.
Regista
Šimon Špidla
Šimon Špidla è un regista della Repubblica Ceca. Ha studiato prima cinematografia alla Film School di Zlín e successivamente montaggio al FAMU di Praga. I suoi film sperimentali sono caratterizzati dall'intento di esplorare differenti aspetti estetici delle immagini.
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