La quotidianità della piccola comunità indigena argentina dei Kolla (circa 1.500 persone) di Tinkunaku, una zona nel Nord della provincia di Salta nel distretto di Orán, è fatta di duro lavoro, con l’utilizzo di attrezzi e metodi produttivi poco più che primitivi, e di rituali familiari antichi, anche se non manca qualche indizio della modernità, come un trattore FIAT obsoleto o una motosega. Il ritmo delle loro giornate è scandito da una natura, al contempo, aspra e meravigliosa, nel grandioso paesaggio di Yunga e Quechua, e dal ritmo delle stagioni. Il villaggio di Santa Cruz, a circa 3.000 metri sul livello del mare, viene raggiunto in primavera e abitato fino all’inizio dell’autunno quando con l'arrivo delle piogge, i Kolla tornano per sopravvivere nelle baraccopoli alla periferia della grande città. Costruito senza dialoghi (anche perché è stato impossibile trovare un interprete che conoscesse la lingua dei Kolla) e con un’attenzione puntuale e partecipata per le persone e i loro gesti, per le case abbandonate o abitate, per gli animali al lavoro e che vagano liberi, per il vento e la pioggia, per le montagne e per i poveri terreni lavorati. Una comunità che sta scomparendo ogni anno un po’ di più. La lunga, insistita, sequenza della interminabile fila di baracche racchiuse in uno spazio recintato come un campo di prigionia, con i grattacieli sullo sfondo oltre la barriera della ferrovia, è una premonizione del futuro che attende la comunità dei Kolla.
Il film è nato da un progetto di ricerca commissionato al regista dal Goethe Institut.
Regista
Thomas Heise
Lavora principalmente come regista a numerosi progetti per il grande schermo. Tra le sue opere di maggior rilievo: "Kinder. Die Zeit vergeht", "Mein Bruder. We'll Meet Again" e "Material".
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