Per quasi un secolo, norvegesi, russi e ucraini si sono sfidati in competizioni sportive amichevoli sulla terra abitata più a nord del mondo, le isole Svalbard. Né la Guerra Fredda né il crollo dell’URSS hanno mai interrotto questi incontri. Oggi, le competizioni si sono fermate. Le famiglie russe e ucraine, oppresse dalle crescenti imposizioni di Mosca, abbandonano l’arcipelago, mentre il governo norvegese aumenta le restrizioni e limita i diritti agli stranieri.
Lingua:
Inglese, Russo
Sottotitoli:
Italiano
Proiezioni
Svalbard: Silent Games
fa parte di questi programmi:
Francesco Biscaglia (2003) è un regista e produttore trentino. Nel 2020 co-fonda Red Sheep, una casa di produzione indipendente che si concentra su documentari, cortometraggi e spot pubblicitari. Studia Produzione alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti.
Premi
PREMIO CINEMAMORE
Ed. 2025
Nella tragicità di una guerra che divide popoli e comunità, il film racconta un’umanità che non si arrende e, anche in un contesto remoto come le Svalbard, cerca di superare le divisioni. Secondo la giuria, l’opera del giovane regista è quella che meglio incarna lo spirito dei tre festival: (RAM, RT e TFF), legandoli con un’ideale filo rosso: ricostruisce la memoria con filmati d’archivio, indaga l’aspetto religioso-simbolico attraverso immagini significative, non trascurando l’aspetto esplorativo del luogo.
Premio RAI Trento
Ed. 2025
Il documentario testimonia come un conflitto internazionale possa avere importanti ripercussioni sulla vita di una piccola comunità, in un luogo isolato del mondo. Nell’arcipelago norvegese SvalBard, Coste Fredde, del Mar Glaciale Artico, ricco di miniere di carbone, 2970 abitanti convivono pacificamente da molti anni. Fra loro minatori ucraini, impiegati russi e norvegesi, che l’invasione russa dell’Ucraina ha diviso. Sospesi i rapporti sociali e i giochi comuni. Gli ucraini rientrano in patria al fianco dei combattenti. Scorrono interviste intime supportate da immagini di natura desolata e immagini storiche di vita quotidiana a testimoniare come la convivenza è stata possibile e sia ancora possibile. La speranza e l’auspicio quindi, è che il conflitto termini e tornino i momenti di comunione e socialità tra etnie. Il racconto lineare e semplice lascia il tempo allo spettatore di pensare e riflettere e, seppur appesantito da alcuni inserimenti di filmati amatoriali, descrive con immagini suggestive del paesaggio artico una realtà drammatica. Il premio vuole sottolineare soprattutto gli aspetti sociali dei conflitti mondiali che la vastità artica rende silenziosi ma non assenti.