Nécessité de Moullet – Omaggio a Luc Moullet, cineasta e montagnard
Il cineasta francese torna a Trento a 60 anni dalla sua prima visita e da uno storico articolo sul festival, per presentare una selezione dei suoi film “alpini”.
La montagna – e quindi, anzi, e in teoria, il cinema di montagna – è parte integrante e necessaria della vita – e quindi del cinema. Il cinema di montagna non è una specialità per iniziati, e non si può farne a meno, come del cinema di animazione. È un dato di fatto e una necessità estetica. Che qui lo si sia dimenticato per tredici anni ora mi autorizza, mi obbliga a occuparmene.
“Nécessité de Trento”, Luc Moullet (Cahiers du cinéma, n. 153, marzo 1964)
Nei 70 anni di storia del festival di Trento c’è un momento di cui stranamente non è restata traccia nelle pubblicazioni e nelle cronache: la clamorosa uscita sui Cahiers du cinéma, la più influente rivista di cinema di tutti i tempi, nel marzo 1964, ovvero nel celebre periodo “giallo” della testata, quando vi scrivevano e si formavano in redazione grandi registi come Truffaut, Rivette, Godard, Chabrol e Rohmer, dell’articolo “Nécessité de Trento“, brillante e corposa riflessione su cinema e montagna a partire dal programma della 12. edizione del festival, ad opera di un giovane critico, cineasta alle prime armi e appassionato di montagna e alpinismo: Luc Moullet.
Nato nel 1937, Moullet è entrato nei Cahiers du cinéma a 18 anni, e ha diretto i suoi primi lavori nel 1960, alternando fin dall’inizio con disinvoltura corti e lungometraggi. Da allora ha realizzato in tutto 38 film di ogni formato e genere, giocando spesso con i canoni della narrazione tradizionale, tutti legati dal gusto per il comico e l’assurdo, e dalla ricorrente presenza della montagna.
Moullet tornò al festival di Trento anche l’anno successivo, scrivendo per i Cahiers del novembre 1964 un resoconto tassonomico della 13. edizione (che si conclude con un apprezzamento per la qualità del latte trentino), e tra le Dolomiti avrebbero dovuto riportarlo i progetti di due film purtroppo mai realizzati: Vortex da girare sulle Bocchette Alte nelle Dolomiti di Brenta, e Gusela ispirato dalla Gusela del Vescovà, simbolo delle Prealpi e Dolomiti Bellunesi.
Questo omaggio rende dunque un dovuto tributo e ringraziamento, a distanza di quasi 60 anni, non solo a uno dei cineasti più “montanari” (o montanofili?) della storia del cinema, ma anche alla persona cui il festival deve quello che è probabilmente il più rilevante e intelligente racconto della manifestazione mai letto sulla stampa internazionale.
Programma a cura di Sergio Fant, responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival.