La montagna palestra di vita per Simone e Urko, atleti di paraclimbing
Pubblicata il 01/05/2019
Simone, ipovedente, affetto da retinite pigmentosa fin dall’adolescenza, e Urko, che a 13 anni ha perso una gamba in un incidente stradale, sono legati da una profonda amicizia
Simone Salvagnin e Urko Carmona Barandian, giovani scalatori paralimpici, ci insegnano che la disabilità può essere un punto di partenza per riscoprire il proprio corpo. Il 1 maggio, quinto giorno di festival, alle ore 17.00 presso la sala della SOSAT, i due atleti sono stati i protagonisti dell’evento moderato dal giornalista Alessandro Filippini.
Simone, ipovedente, affetto da retinite pigmentosa fin dall’adolescenza, e Urko, che a 13 anni ha perso una gamba in un incidente stradale, sono legati da una profonda amicizia che è nata proprio durante gli eventi di paraclimbing. Entrambi sono oggi membri delle nazionali di arrampicata sportiva, rispettivamente di Italia e Spagna, ed entrambi hanno fatto dei propri limiti uno stimolo per riconquistare il loro corpo.
Con una testimonianza che ha emozionato il pubblico, i due sportivi hanno raccontato come la montagna sia stata la loro più grande palestra di vita e la migliore medicina. «L’intensità di quello che facciamo ci fa stare bene, e per noi è più importante di qualsiasi riconoscimento» ha affermato Simone, che oltre ad essere un ottimo scalatore, utilizza anche la musica come personale forma d’espressione.
«Scalare il presente» è invece la filosofia quotidiana di Urko, che nel 2009 ha chiuso un percorso di difficoltà 8A, qualcosa di impensabile per qualcuno nella sua condizione. Uno stile di vita che invita a concentrare le energie sull’attimo e vivere intensamente le emozioni del presente.
L’evento è stato realizzato grazie alla collaborazione con Montura, brand del quale i due atleti sono testimonial per la sezione arrampicata.
Testo di Chiara Righi
Foto di Stefano Vanucci