La nuova frontiera della medicina: curare con la montagna si può

Pubblicata il 01/05/2019

Questa mattina alla Fondazione Caritro un convegno per valutare i progressi ottenuti in due anni di lavoro nel tentativo di armonizzare e coordinare le iniziative spontanee nate in ogni parte d’Italia


“La montagna rende, ad ognuno, anche per chi si approccia per la prima volta, qualcosa di speciale nell’anima, benefici non solo sul corpo ma anche sulla mente”. Così Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival, oggi all’inaugurazione del convegno dal titolo Montagna-terapia: una nuova proposta di cura che si è svolto presso la sala conferenze della Fondazione Caritro.

“Oggi più che mai – ha detto il presidente – abbiamo bisogno di montagna e questo convegno ci porterà a scoprire i progressi ottenuti sul tema”. A moderare il dibattito Luigi Festi, Presidente della Commissione Centrale Medica del CAI e chirurgo dell’ASST Sette Laghi. “Valutare – ha detto Festi – le future prospettive di un trattamento terapeutico di enormi potenzialità è uno degli obiettivi che stiamo portando avanti nell’ambito della medicina generale”. Il convegno ha trattato i progetti che vedono la montagna come vera e propria cura per pazienti con disturbi mentali legati a differenti tipologie di causa: approccio noto come montagna-terapia.

Da alcuni anni il CAI ha sviluppato varie esperienze in cui il soggiorno in un ambiente di montagna viene proposto come terapeutico per vari tipi di disturbi e patologie caratterizzate da disabilità fisiche o psicologiche/psichiatriche, sia congenite che acquisite. “Queste iniziative – hanno spiegato durante l’incontro – devono però rispondere ad alcuni requisiti importanti, tenuto conto dei rischi a cui un soggiorno in montagna può esporre”. Durante il dibattito è emerso come “il grande vantaggio di questa terapia sta nel costo estremamente ridotto, in rapporto ai benefici che ne possono derivare. Studi effettuati negli Stati Uniti su reduci dalla guerra in Afghanistan, che sono stati accompagnati in ambiente impervio montano, in gruppi e sotto controllo medico e di guide del territorio, hanno dimostrato un più veloce reinserimento nel sociale ed un uso più razionale e attento di farmaci antidepressivi e psicotropi in senso lato”. Tra i presenti all’incontro, il presidente del CAI Vincenzo Torti, l’alpinista Silvio Mondinelli, il giornalista Luca Calzolari (direttore Rivista del CAI e Montagne 360).

Foto di Elisa Paoli