La spedizione del Gasherbrum rivive dopo 60 anni nelle foto di Maraini
Pubblicata il 02/05/2019
Presentato oggi a Trento il libro “Gasherbrum IV, la montagna lucente” basato sulle immagini di Fosco Maraini
“Rendere pubblico un immenso patrimonio fotografico che gran parte era rimasto dentro il cassetto”. Così Vincenzo Torti, presidente del CAI, oggi al Trento Film Festival, in occasione della presentazione del libro “Gasherbrum IV, la montagna lucente” basato sulle immagini di Fosco Maraini, etnologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta italiano. Il libro curato da Alessandro Giorgetta esce proprio in occasione del 60/mo anniversario della storica spedizione alla conquista del Gasherbrum IV, una delle montagne più affascinanti del Karakorum. “Il libro – ha spiegato Torti – tramite la suggestione delle foto propone una visione degli eventi della spedizione che va oltre quella dell’illustrazione di luoghi, paesaggi e montagne in cui si svolse. Le fotografie erano state donate alla presidenza generale del CAI e rimaste lì in attesa di essere valorizzate”.
“Ridare vita – ha spiegato il presidente del Cai – a quelle foto vuol dire ridare vita a una delle spedizioni memorabili della storia dell’alpinismo mondiale insieme ai testi e ai dati storici che accompagnano le fotografie”. Il libro raccoglie e presenta per la prima volta una serie di immagini inedite scattate da Fosco Maraini, componente della spedizione e documentarista d’eccezione dell’impresa di Riccardo Cassin, Walter Bonatti, Carlo Mauri e della squadra italiana che nel 1958 riuscì nella difficilissima ascensione ai 7980 metri della vetta del Gasherbrum IV, la montagna lucente, definita da Kurt Diemberger “un trapezio incollato al cielo sopra il Ghiacciaio del Baltoro da cui sembra uscire una luce irreale”.
“Scalare in quel periodo – ha detto Hervé Barmasse, alpinista italiana – era una impresa perché non si conosceva il meteo, non avevano il satellite e i mezzi di informazione che oggi possediamo. Quella di Maraini è stata un’impresa grandiosa, non scontata”. “Di quella spedizione che oggi rileggiamo attraverso le fotografie uno dei punti di forza era il team di persone perché, secondo me, in una spedizione, è molto forte chi arriva in vetta ma è molto forte chi rinuncia alla vetta per dare spazio a chi ci arriverà”. “Riscoprire le foto di un alpinismo diverso da quello di oggi è importante per le nuove generazioni che possono riscoprire quello che è stato il passato per conoscere il futuro dell’alpinismo anche per non ripeterne gli errori”.
Foto di Elisa Paoli