Max Calderan, tra esplorazioni desertiche e esplorazioni interiori

Pubblicata il 01/09/2020

L’esploratore desertico Max Calderan racconta la traversata solitaria dell’Empty Quarter, il deserto più grande del pianeta


Lunedì sera l’esploratore desertico Max Calderan, intervistato da Roberto Bombarda di Montura, ha raccontato in diretta streaming per il Trento Film Festival la sua ultima impresa, la traversata solitaria del deserto ‘Empty Quarter’ in Arabia Saudita.

Con questa impresa Max Calderan, 52 anni, è diventato il primo uomo ad avere attraversato a piedi l’Empty Quarter, il Quarto vuoto, il più grande deserto del pianeta. Il percorso compiuto dall’esploratore, 1.100 chilometri in 18 giorni, è stato già rinominato ‘Calderan Line’, in onore della sua impresa.

Max Calderan non è solo un esploratore di deserti, è anche un esploratore di limiti umani. Questa impresa è il frutto di una preparazione lunga almeno dieci anni durante i quali l’atleta ha raggiunto performance fisiche altissime, studiate da team di esperti. Una preparazione scientifica fatta di privazioni di cibo, d’acqua e di sonno attraverso cui il fisico dell’esploratore è stato sottoposto a progressive condizioni di stress senza comprometterne la le funzioni vitali, l’idratazione e senza intaccare le fibre muscolari. Max Calderan ha spiegato come una grande preparazione fisica e la creazione di meccanismi mentali automatici siano alla base per l’esplorazione: “L’esplorazione è possibile solo con anni ed anni di sacrifici senza perdere il focus, senza permettere al dubbio di insinuarsi nella testa, così l’allenamento non è più solo un sacrificio ma il piacere di essere sulla strada giusta”. Un allenamento che lo ha portato a camminare nel deserto con un litro d’acqua per oltre 200 chilometri alternando la veglia a microsonni per limitare e difendersi dai pericoli del deserto.

La traversata dell’Empty Quarter è un sogno che Max Calderan ha rincorso sin da bambino, da quando all’età di 7 anni vide su un’enciclopedia l’immagine dell’Empty Quarter, Rub’ al-Khali in arabo, e decise che avrebbe fatto l’esploratore. Un’esperienza che Max Calderan, padre di tre bambini, ha condiviso con il pubblico del Trento Film Festival: “Il potere evocativo di un libro in un bambino è forte, un genitore non deve arrogarsi il diritto di bloccare il sogno di un bambino che vuole diventare un esploratore, un cuoco, un vigile del fuoco. Non bisogna fermare un bambino che ha sprigionato la propria fantasia leggendo, perchè la mente di un bambino viaggia, crea… e oggi chi crea più?”

Una concezione dell’esplorazione che va oltre l’impresa sportiva e che stimola alla ricerca della nostra personale declinazione di esplorazione: “L’esplorazione deve continuare nella vita di tutti i giorni, non ci sono solo deserti da esplorare, ci sono un sacco di cose da esplorare nella vita e dobbiamo crearle noi, non solo seguendo qualcun altro che ne scrive o ne fa, bisogna crearne di nuove”.

La traversata desertica dell’Empty Quarter da parte di Max Calderan sarà raccontata nel film Into the lost desert previsto in uscita entro la fine di quest’anno.


Testo di Angelo Ferro

Foto di Lukas Del Giudice