MontagnaLibri, per un 72. Trento Film Festival tutto da leggere
Pubblicata il 09/04/2024
Tanti gli appuntamenti previsti nel Salotto Letterario di Piazza Duomo, tradizionale “campo base” per incontri con scrittrici e scrittori, e in altri luoghi della città. Prosegue la collaborazione col Premio ITAS del Libro di Montagna, giunto quest’anno alla sua 50a edizione.
Il Trento Film Festival è come un libro, da scoprire e sfogliare. Ad aprire e chiudere la 72a edizione della rassegna infatti, in un’ideale copertina, saranno quest’anno due presentazioni letterarie: quella di Krzysztof Wielicki, con “In solitaria. La mia salita” (Corbaccio), in programma subito dopo la cerimonia d’apertura del 26 aprile, e quella di Mauro Corona, “Le altalene” (Mondadori), a concludere i dieci giorni di Festival, il 5 maggio. Nel mezzo, piazza Duomo si prepara anche quest’anno ad ospitare la sede di MontagnaLibri, vetrina internazionale dell’editoria di montagna, oltre che immancabile appuntamento fisso per tutti gli appassionati della letteratura legata al tema delle terre alte, della loro esplorazione e delle loro diverse culture.
Anche in quest’edizione, come nella scorsa, MontagnaLibri ospiterà il Salotto Letterario, quotidiano “campo base” per presentazioni di libri e incontri con scrittrici e scrittori. Appuntamenti resi possibili anche grazie all’imprescindibile e confermata collaborazione con il Premio ITAS del Libro di Montagna, giunto quest’anno alla sua 50a edizione, e che, in occasione del Festival, presenterà i libri finalisti e ne premierà gli autori. Ma non sarà solo piazza Duomo a ospitare le Emozioni tra le pagine di questa edizione: gli incontri letterari troveranno casa anche alla Sala della Filarmonica, al MUSE – Museo delle Scienze, a Palazzo Roccabruna e al Chiostro degli Agostiniani, mettendo in rete location differenti del capoluogo.
Fra gli appuntamenti più attesi, la presentazione del libro “Ero roccia ora sono montagna” di Nasim Eshqi e Francesca Borghetti (Garzanti): al centro della narrazione, il percorso personale di Nasim, dettato da un’intima quanto pubblica lotta contro l’oppressione del suo governo, combattuta a suon di imprese alpinistiche sulle montagne di Iran, Armenia, Georgia, India ed Europa. Di imprese e arrampicate parlerà anche Pietro Dal Pra, vincitore con il suo “Adam. The climber” (Versante Sud) della sezione “Alpinismo e sport di montagna” al Premio ITAS 2024. Un libro a quattro mani che racconta il più grande arrampicatore di tutti i tempi, Adam Ondra, fra salite memorabili e riflessioni più private. “Anni d’oro” di Arno Camenisch (Keller), vincitore invece della sezione “Vita e storie di montagna”, intende raccontare con grande ironia e una buona dose di nostalgia un mondo luminoso che rischia di scomparire per sempre, nella cornice di un piccolo angolo di montagna che diventa specchio dei nostri tempi. Spazio poi al territorio trentino, con “Mercanti di luce” di Elda Fietta (Publistampa), un libro che guida il lettore sulle tracce degli ottici e dei fotografi tesini fra Ottocento e Novecento, premiato quest’anno con la “Menzione speciale Trentino”.
Prosegue anche la partnership con Montura, siglata attraverso due appuntamenti: il primo con Erri De Luca, che presenterà al pubblico “Discorso per un amico” (Feltrinelli), opera in cui dà voce all’intimo rapporto che lo legava all’alpinista Diego Zanesco, morto l’estate scorsa sulla Tofana di Rozes, e il secondo con Alessandro De Bertolini e il suo “Come una formica magrolina attraverso l’asia” (Montura Editing), il racconto dei 7500 chilometri in bicicletta percorsi dall’autore attraverso la Mongolia, il deserto del Gobi, la Cina, il Tibet, l’Himalaya e il Nepal.
Altre due presentazioni confermano invece l’ormai tradizionale collaborazione con il Cai – Club alpino italiano. “La vita negli occhi” (Edizioni CAI) di Jacopo Merizzi, “sassista” e strenuo difensore della Val di Mello, che racconta nel suo libro le proprie inebrianti avventure in giro per il mondo, ma anche la sua professione di guida e la grandissima passione che lo lega all’archeologia. E ancora “Controstoria dell’alpinismo” di Andrea Zannini (Laterza e CAI): un saggio che, smantellando il luogo comune della scoperta delle Alpi come riflesso di un’epopea razionalista, documenta invece le radici più profonde dell’alpinismo, cristallizzate nella cultura e nella società alpina e “valligiana”, tutt’altro che rozza e sprovveduta come per secoli la si è dipinta.
Di Alpi ci parlerà anche “Alpecedario. Memorie fotografiche di una comunità di montagna” a cura di Claudia Marini (Postcart Edizioni) e “John Ball, esploratore delle Alpi” di Fabrizio Torchio, (MonteRosa edizioni). Se il primo è una selezione di fotografie raccolte dall’Archivio Fotografico di Comunità di Peio, una piccola valle nelle Alpi trentine, il secondo è la prima vera biografia dedicata all’alpinista ed esploratore irlandese, celebre per essere stato il primo salitore ufficiale del Pelmo, dando così il via alla “golden age” dell’alpinismo in Dolomiti. E proprio a proposito d’Irlanda ed irlandesi, per la sezione Destinazione…, la scrittrice gaelica Audrey Magee sarà ospite a Trento per presentare il suo ultimo lavoro, “La colonia” (Bollati Boringhieri): un romanzo ambientato nel 1979, anno dell’escalation dei Troubles, quando in una piccola ed incontaminata isola dell’Irlanda del Nord l’arrivo di due “stranieri” cambierà per sempre la vita degli abitanti. Per restare sempre nel filone del romanzo, con “Il sentiero selvatico” (Feltrinelli) l’acclamato autore Matteo Righetto tornerà fra le Dolomiti insieme al personaggio più amato del suo precedente lavoro, “La stanza delle mele”: Tina Thaler, anziana cacciatrice.
Se “Antropocine. Lo schermo verde” di Marino Midena (Altreconomia), presentato in collaborazione con Trentino Film Commission, è una riflessione che si inserisce nel neonato filone critico dell’ecocinema per individuare tendenze, linguaggi e questioni capaci di connettere mondo del cinema e ambiente, “I custodi della montagna” di Vittorino Mason (Ediciclo) si configura come un tuffo nella tradizione di tutte quelle persone schive e di poche parole che sanno mantenere memoria di luoghi, mestieri e culture: gli ultimi custodi della montagna, per l’appunto. Una montagna che cresce e che si trasforma, spesso vittima dei cambiamenti climatici: a ricordarcelo “L’adieu des glaciers. Il monte Bianco, ricerca fotografica e scientifica” di Michele Freppaz e Enrico Peyrot (Forte di Bard), in una vera e propria narrazione fotografica tra passato e presente, per scoprire vita e trasformazioni del massiccio glaciale del Monte Bianco. “Nelle tracce del lupo” di Davide Sapienza e Lorenzo Pavolini (Ediciclo) ci aiuterà poi a riflettere sulle emozioni che suscita in noi il ritorno del lupo fra le montagne, indagando parallelamente l’elemento selvatico insito nell’uomo per cercare di capire se è ancora possibile ritrovare una connessione profonda con la natura.
Infine, i già citati appuntamenti di apertura e chiusura, entrambi caratterizzati da una forte connotazione intimista, personale e riflessiva. Il conquistatore della prima invernale dell’Everest Krzysztof Wielicki racconta infatti attraverso il suo ultimo libro, “In solitaria. La mia salita” (Corbaccio), che cosa significhi vivere un’impresa estrema, mai riuscita ad altri. Allo stesso modo Mauro Corona, con “Le altalene” (Mondadori), narra al pubblico il proprio percorso esistenziale, tra dolori e speranze di rinascita, ricordi tragici e difficili presenti, seguendo la memoria di una povertà aspra e dura ma incredibilmente vitale, contraltare del benessere vuoto e triste che vive il mondo di oggi.