127 film, un solo pianeta: il programma cinematografico del 67. Trento Film Festival celebra le montagne e gli elementi
Pubblicata il 09/04/2019
Dai documentari ai lungometraggi, dai classici restaurati alle sperimentazioni contemporanee, dal cinema internazionale a quello locale, la selezione 2019 ci racconta le montagne come sensibili punte di iceberg del pianeta Terra, nell’anno in cui si è svegliata la coscienza delle giovani generazioni per il riscaldamento globale e i rischi ambientali.
Oltre alle tradizionali sezioni, con la variegata offerta di qualità del Concorso, le sorprese delle Proiezioni speciali, il meglio del film di avventura in Alp&ism, i lungometraggi fiction delle Anteprime, lo sguardo etnografico di Terre Alte, il cinema del Trentino-Alto Adige in Orizzonti Vicini, i lavori sperimentali e d’artista in Sestogrado, il cinema naturalistico in Muse.Doc, e i film di animazione per i più piccoli in TFF Family, la 67. edizione è caratterizzata dai programmi speciali “Destinazione… Marocco”, invito alla scoperta del territorio e delle genti del paese nordafricano, e “Amici fragili” dedicata ad alberi e boschi, ispirata dalla catastrofica tempesta sulle Dolomiti di fine ottobre 2018.
CONCORSO
15 lungometraggi e 12 cortometraggi da 18 paesi diversi concorreranno alle Genziane d’Oro e d’Argento della 67. edizione, aggiudicate dalla giuria internazionale, nella sezione più prestigiosa del Trento Film Festival, diventata un riferimento per i tanti altri festival di cinema di montagna in tutto il mondo, dove le opere scoperte e premiate a Trento sono una presenza ricorrente.
Tre i documentari italiani: In questo mondo di Anna Kauber (miglior documentario della sezione Italiana.doc all’ultimo Torino Film Festival) racconta la vita delle pastore in Italia ed è il risultato di un viaggio di più di due anni e di cento interviste a donne che hanno scelto un mestiere tradizionalmente identificato con un ruolo maschile; La regina di Casetta di Francesco Fei (miglior film del Concorso Italiano al Festival dei Popoli 2018) racconta quattro stagioni nella vita di Gregoria, unica ragazzina rimasta a Casetta di Tiara, borgo abitato da solo undici persone, tra cui otto pensionati, in una remota zona dell’Appennino Tosco-Emiliano; anteprima assoluta invece per Storie di pietre di Alessandro Leone, forse il miglior film realizzato sul post-terremoto in Italia centrale, omaggio a una cultura e a un territorio che vogliono rimanere vivi e sfidare l’isolamento post-sisma, incentrato sul profondo legame della piccola comunità di Frascaro, vicino Norcia, con una terra che non smette di tremare.
Quattro i lungometraggi che rappresentano in Concorso l’anima alpinistica e avventurosa del festival, tutti in anteprima italiana: Manaslu di un veterano del genere, l’austriaco Gerald Salmina, ripercorre la biografia di Hans Kammerlander, uno dei più grandi alpinisti del nostro tempo, in occasione del ritorno sulla montagna dove nel 1991 perse tragicamente due dei suoi migliori amici; This Mountain Life di Grant Baldwin dal Canada è un ritratto a più voci, affascinante e profondo, della passione dell’uomo per la montagna, ambientato tra le splendide Coast Mountains del British Columbia, che ispirano da secoli artisti ed esploratori; Return to Mount Kennedy di Eric Becker (con le musiche di Eddie Vedder dei Pearl Jam) intreccia politica, alpinismo, musica ed ecologia nell’indimenticabile racconto di un evento poco noto del ‘900 americano, che vede al centro le iconiche figure di John Fitzgerald e Robert Kennedy; infine, 4 Years In 10 Minutes di Mladen Kovačević è uno dei più sorprendenti film di alpinismo mai passati a Trento, la sognante rievocazione di un’impresa sull’Everest attraverso le riprese e i diari di uno scalatore serbo, cambiato profondamente da questa esperienza ai limiti delle capacità umane.
Dalle vette più alte della Terra a paesaggi meno estremi con altre quattro spettacolari proposte del Concorso: sull’impressionante altopiano desertico di Atacama in Cile è girato Cielo della canadese Alison McAlpine (anteprima italiana), affascinante sogno cinematografico ad occhi aperti che spazia tra scienza e spiritualità, un poema d’amore per il cielo notturno che invita a meditare sull’infinito e l’ignoto; all’altro capo del mondo, tra i paesaggi maestosi dell’Himalaya indiano, andremo con Piano to Zanskar di Michal Sulima (anteprima italiana), seguendo l’impossibile viaggio di un pianoforte da Londra fino a un’isolata scuola a oltre 4.000 metri di altitudine; torneremo tra le Alpi per La Grand-Messe di Valéry Rosier e Méryl Fortunat-Rossi, spassoso ritratto dei tifosi in attesa del passaggio del Tour de France sui leggendari tornanti del Colle dell’Izoard, e finiremo vicinissimi a Trento con The Border Fence del grande documentarista austriaco Nikolaus Geyrhalter, girato sul confine tra Austria e Italia quando il governo austriaco annunciò la costruzione di un muro al Brennero: due anni dopo quella recinzione è ancora in un container e il tanto temuto afflusso di migranti non è mai avvenuto.
Dagli affreschi di luoghi e paesaggi ai ritratti personali e familiari nei quattro lungometraggi che restano da citare: Beloved di Yaser Talebi è il commovente omaggio alla figura dell’ottantenne Firouzeh, donna straordinaria e coraggiosa che ha scelto una vita immersa nella natura tra le montagne dell’Iran, con la sola compagnia delle sue mucche; l’isolamento è la scelta anche del sessantenne norvegese Nils in Drømmeland dell’olandese Joost van der Wiel (anteprima italiana), che però ha portato con sé il suo smartphone e dovrà confrontarsi con la paradossale urgenza di condividere online la sua vita da eremita, e dar sfogo al suo ego; i paesaggi della Turchia profonda fanno da sfondo a Time to Leave di Tekeoglu Orhan (anteprima italiana), protagonista l’ex-immigrato in Germania Hasan, tornato a vivere nella sua baita tra le montagne, aspettando che il figlio lo raggiunga; l’alta valle tirolese di Lareintal è il teatro di Are You Sleeping, Brother Jakob? di Stefan Bohun (anteprima italiana), in cui quattro fratelli, tra cui il regista, si ritrovano per interrogarsi sul percorso e il destino del quinto, morto suicida, in un film a cuore aperto su lutto, famiglia e memoria.
Tra i cortometraggi in Concorso, da segnalare la prima italiana di Riafn del pluripremiato regista altoatesino Hannes Lang, viaggio cinematografico nel paesaggio sonoro delle Alpi tra dialetti, canti e richiami di pastori; Somnivm dell’artista finlandese Jonna Kina, misteriosa reinterpretazione del paesaggio delle cave di marmo di Carrara; Stations di Julien Huger, visionario ritratto della profonda antropizzazione delle Alpi, tra sport invernali e sfruttamento turistico, e Circus Movements del fotografo Lukas Berger, in cui gli spettacolari paesaggi dell’Etiopia fanno da sfondo alle esibizioni degli allievi di un circo.
PROIEZIONI SPECIALI
Oltre alla presentazione dei restauri di Der Kampf Ums Matterhorn di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma (Germania, 1928) con l’accompagnamento dal vivo del maestro Marco Dalpane e dell’ensemble Musica nel buio, del classico del cinema di montagna d’oltralpe Premier de cordée (Francia, 1943) e del cult movie sovietico Dead Mountaineer’s Hotel (Estonia, 1978), la sezione conta anche il film di chiusura della 67. edizione, sabato 4 maggio: l’impressionante Aquarela del maestro del cinema documentario Victor Kossakovsky, già vincitore della Genziana d’Oro a Trento nel 2012 con ¡Vivan las antipodas!, è un’esplorazione della bellezza mutevole e della pura potenza dell’acqua, del lago Baikal in Russia alla cascata Salto Angel in Venezuela: un indimenticabile capolavoro già celebrato in decine di festival internazionali.
Due i documentari italiani su un tema e una figura molto cari al festival: L’altro spazio – Viaggio nelle aree interne d’Italia di Marcello Pastonesi segue il viaggio attraverso la penisola dell’architetto Mario Cucinella, già curatore del Padiglione Italia della Biennale Architettura 2018 dedicato allo stesso tema, alla ricerca tanto di tracce identitarie quanto di ipotesi per il futuro dell’interno del nostro Paese; Fosco Maraini, il miramondo di Marco Colli e Alberto Meroni (anteprima italiana) è un originale ritratto del celebre antropologo, viaggiatore, scrittore, alpinista e fotografo, segnato dalla frenesia che lo spinse fin da giovanissimo a viaggiare ed esplorare prima il Sud e la Sicilia, poi l’Oriente, il Tibet e il Giappone.
Dopo la recente tragedia sul Nanga Parbat, con la morte dei due alpinisti Tom Ballard e Daniele Nardi, il festival renderà omaggio alla memoria dell’inglese e dell’italiano con la riproposizione del documentario Tom di Elena Goatelli e Angel Luis Esteban Vega, già presentato al festival 2015, insieme al cortometraggio Da zero a ottomila, la storia di Daniele Nardi di Stefano Ardito.
Completano la sezione un ricordo del cineasta trentino Francesco Dal Bosco, scomparso a inizio anno, con la riproposizione del suo Apocalisse del 2010, e le anteprime assolute di due produzioni sostenute dal main sponsor del festival Montura: Ani, le monache di Yaqen gar di Eloise Barbieri e Keno City, Yukon di Paola Rosà e Antonio Senter.
TERRE ALTE
È la sezione non competitiva dedicata al presente e futuro dei territori e popoli di montagna, definizione che calza alla perfezione per il film italiano La nostra pietra di Alessandro Soetje sul visionario progetto di Daniele Kihlgren, eccentrico terzogenito ribelle di una ricca famiglia di imprenditori, che vuole restaurare un borgo abbandonato sulle montagne abruzzesi per farne un albergo diffuso.
Gli altri lungometraggi della sezione invitano all’ennesimo giro del mondo offerto dal Trento Film Festival: da una vallata del Pakistan trasformata da una diga nel visionario The Absence of Apricots di Daniel Asadi Faezi (anteprima italiana), alle foreste tropicali della Colombia con le loro infinite specie di piante in Homo Botanicus di Guillermo Quintero; dalla memoria della resistenza all’occupazione fascista della Jugoslavia conservata dai boschi sloveni di Greetings From Free Forests di Ian Soroka, al Kirghizistan e alla più grande foresta di noci al mondo in Harvest Moon di Zaheed Mawani (anteprima italiana).
Tre i corti italiani in Terre Alte: A History About Silence di Caterina Erica Shanta girato nel Cadore bellunese, Val Grande: itinerario di circostanza di Ivan Gnani sulla valle del nord del Piemonte, e Tecchiaioli di Alessio Salvini sugli operatori che mettono in sicurezza le pareti di marmo nelle cave delle Alpi Apuane.
ALP&ISM
Anche quest’anno la sezione più corposa del Trento Film Festival, con 28 lavori tra lunghi e corti dedicati alle imprese e ai protagonisti del mondo dell’alpinismo, degli sport estremi e dell’avventura. Il “cast” è al solito di fortissimo richiamo per gli appassionati, con i nomi più celebri e seguiti della scena mondiale: dalle giovani superstar come Alex Honnold, Adam Ondra, David Lama, Tommy Caldwell, Kilian Jornet, i fratelli Pou e Aaron Durogati, a leggende come Alex Txikon, Reinhold Messner, Lynn Hill, Conrad Anker, Peter Habeler, Christoph Heinz e Maciej Berbeka.
Vero documentario all star che conta molti di questi protagonisti è Fine Lines di Dina Khreino (anteprima italiana), in cui venti tra i più grandi alpinisti e scalatori al mondo, per la prima volta in un unico film, raccontano cosa li spinge a rischiare tutto per il brivido dell’ignoto; Kilian Jornet: Camino Al Everest di Josep Serra documenta la storica doppia salita all’Everest, senza ossigeno, del più grande corridore di montagna di sempre, culmine del suo progetto pluriennale “Summits of My Life”; in Pumori, la hija de la montaña il fortissimo alpinista basco Alex Txikon rende omaggio ai giovani alpinisti spagnoli morti nella spedizione del 2001 sul Monte Pumori, sull’Himalaya, mentre l’impareggiabile campione di arrampicata Adam Ondra sarà protagonista di ben due film, Age of Ondra e The A.O. .
I lungometraggi italiani alla ribalta di Alp&ism sono Non abbiate paura di sognare di Klaus Pierluigi Dell’Orto, in cui Nicola Tondini prendendo spunto dall’apertura di una nuova via si confronta con altri alpinisti come Christoph Hainz, Hansjorg Auer e Reinhold Messner sul senso dell’avventura in montagna; Climbing the elixir di Monica Dovarch, in cui due appassionati escursionisti ripercorrono le impervie scalate dei coraggiosi pastori sardi nell’Ogliastra e nel Nuorese, dove risiede la maggiore concentrazione di centenari al mondo; Sutt’u picu ru suli di Fabrizio Antonioli, storia dell’alpinismo siciliano dagli anni ’30 ad oggi; e The Ascent of Everest di Antonello Padovano, in cui Sir Edmund Hillary rievoca le tappe della prima vittoriosa salita all’Everest, attraverso una testimonianza senza precedenti.
MUSE.DOC
Confermata la spettacolare sezione dedicata ai migliori documentari naturalistici, selezionati e proposti in collaborazione con il MUSE, Museo delle Scienze di Trento. Tra i film in programma le anteprime italiane di Queen Without Land di Asgeir Helgestad dalla Norvegia, che segue la vita di una mamma orso polare e dei suoi cuccioli alle prese con il cambiamento radicale del loro territorio causato dal riscaldamento globale, e Bird of Prey dell’americano Eric Liner, coinvolgente documentazione di un progetto di salvaguardia della maestosa Aquila delle Filippine, il più raro rapace del pianeta, tra impressionanti scenari di montagna assolutamente inediti per il festival.
TFF FAMILY
Oltre alle tantissime attività e laboratori, la proposta del festival per i più piccoli e le famiglie è anche al cinema, quest’anno con due divertenti lungometraggi d’animazione scelti dai migliori festival internazionali: Gordon & Paddy della svedese Linda Hambäck, in uscita anche in Italia grazie a Wanted Cinema, mescola le divertenti avventure degli animali di un bosco a strizzate d’occhio al popolare genere poliziesco scandinavo; e The Big Bad Fox and Other Tales di Patrick Imbert e Benjamin Renner, già creatori dello straordinario classico Ernest & Celestine, spassosa raccolta di racconti animati ambientati in una campagna… molto meno calma e pacifica di quanto si creda.
ORIZZONTI VICINI
La sezione dedicata alle produzioni, le storie e gli autori del Trentino-Alto Adige, in collaborazione con Trentino Film Commission, presenterà 10 lavori tra lunghi e cortometraggi, tanto di autori affermati della scena regionale come Michele Trentini con Latte nostro, Soheila Mohebi con Una casa sulle nuvole e Elena Goatelli e Angel Luis Esteban Vega con Auspicio, quanto di talenti emergenti ai loro primi film, come gli studenti della scuola di cinema Zelig di Bolzano Antonio Di Biase e Clara Delva, o il filmmaker e artista roveretano Gaetano Liberti.