Dialogo ecologista nei meleti colpiti dalla tempesta
Pubblicata il 31/08/2020
La visita ai meleti biologici della Società Frutticoltori Trentini si è trasformata in un dialogo sul cambiamento climatico e gli effetti sulle attività dell’uomo
La Gita al meleto prevista per lunedì 31 agosto, dopo gli ingenti danni provocati dalla tempesta di venerdì sera, è diventata un’occasione per dialogare sugli effetti del cambiamento climatico e delle opzioni per combatterlo. Ad accogliere il gruppo di donne e bambini in visita è stata Camilla Forti, giovane imprenditrice agricola proveniente da un percorso di ricerca e studio su agricoltura sostenibile e tutela ambientale.
I danni al suo frutteto sono subito sembrati gravissimi: la tempesta di pioggia, vento e grandine del fine settimana ha danneggiato in maniera irreparabile le mele, molte sono cadute e quelle rimaste sugli alberi sono ormai scarti. In altre zone della valle dell’Adige interi campi sono stati sradicati dalle raffiche di vento. La perdita economica sarà altissima, ma, dice Forti, anche l’impatto emotivo: “Svegliarsi la mattina e vedere i danni della grandine che vanificano tutto il lavoro fatto è orribile. Dietro un raccolto perso non c’è solo un anno di lavoro, ma molto più tempo.”
Interrogata dalle partecipanti, la giovane contadina ha riconosciuto nel cambiamento climatico una delle cause della tempesta. Se da una parte grandine e temporali sono sempre stati uno dei nemici principali dei frutteti, l’intensità di questi fenomeni è aumentata per il riscaldamento globale. E afferma: “Come dice Mancuso, il clima si sta tropicalizzando: noi non siamo abituati a questi repentini cambi atmosferici, da caldo estremo a piogge improvvise”. L’uomo ha infatti estrema difficoltà ad adattarsi a questo clima “impazzito”, mentre le piante e la natura stessa si rigenerano facilmente e sono molto più resilienti. È l’uomo che non riesce a vivere con questo ambiente, perché con il cambiamento climatico l’ecosistema si modifica e non riesce più a soddisfare le nostre esigenze: “Siamo noi”, dichiara Forti, “ad avere bisogno della natura, non la natura ad avere bisogno di noi.”
L’intervento dell’uomo sulla natura deve quindi essere quello di riparare ai danni già provocati dall’uomo stesso, e l’agricoltura biologica è una delle soluzioni pratiche da adottare, poiché rispetta l’ambiente e la salute delle persone. Tutti i meleti della famiglia di Camilla Forti sono coltivati a metodo biologico, con trattamenti di origine naturale anziché chimica e prevenzione delle malattie e degli insetti dannosi per le piante. Ma è un percorso ad ostacoli: le reti per contrastare la cimice asiatica senza uso di prodotti chimici sono di plastica, materiale difficilmente smaltibile e riciclabile. “C’è il rischio di provocare un problema nel momento in cui si cerca di risolverne un altro”, commenta la giovane imprenditrice. La vera soluzione, assieme a uno stile di vita e di produzione sostenibile, è l’azione politica: per affrontare i problemi dell’agricoltura e del clima in maniera lungimirante e integrata.
Un punto di vista largamente condiviso anche dalle donne in visita al suo meleto, che hanno dialogato con lei.
Testo di Eleonora Forti