Milo Manara firma il manifesto del 70. Trento Film Festival

Pubblicata il 02/03/2022

Dopo il manifesto rifiutato nel 1997, l’artista veneto torna a Trento da protagonista:
“La dimensione mitologica e fiabesca è l’essenza più pura delle montagne”. Leveghi: “Chiudiamo una pagina rimasta aperta e raccontiamo la cultura di montagna del nostro tempo, tra paura e speranza”.


Come ha scritto Franco de Battaglia, i manifesti del Trento Film Festival «sono passati da semplici locandine per alcune serate al cinema, a veri manifesti della montagna nei suoi diversi aspetti, poster evocativi delle suggestioni che la montagna non solo comunica ma rinserra, delle emozioni che abbraccia e difende, anche segretamente». Per questo motivo c’è sempre grande attesa nei confronti dell’autore e del soggetto del manifesto del Festival, capace ogni anno di stupire e di suggerire nuove e originali chiavi di lettura del tempo che viviamo e del futuro che ci attende. In occasione di questa settantesima edizione (29 aprile – 8 maggio 2022), il Trento Film Festival ha deciso di tornare indietro per guardare avanti, chiedendo a Milo Manara, uno dei più grandi fumettisti e illustratori italiani, di ritornare al Festival da assoluto protagonista, dopo il manifesto ingiustamente rifiutato nel 1997.

«È un omaggio ad un grandissimo artista italiano, e la chiusura di una pagina ancora aperta: dal manifesto “non realizzato” del 1997 alla firma del manifesto del Settantesimo anniversario, dall’Ondina che seduce a quella che si ritira circospetta, nel segno di una cultura di montagna sospesa nella dimensione del mito, fra storia e leggenda» dice Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival. «Una quieta malinconia traspare da quel lago scuro, che riflette con un guizzo di luce il profilo roseo delle Dolomiti. Un’atmosfera in bilico tra l’oscurità dell’intimità umana e il mistero della natura, non sempre pienamente comprensibile, e la limpida bellezza del mondo. Un’immagine che sembra cantare questo nostro tempo, tra paura e speranza, disorientamento e fiducia, con lo sguardo rivolto al futuro».

«Nato tra le montagne a sud della Val Pusteria, le mie prime letture sono stati i libri di Karl Felix Wolff, che raccontavano le leggende dolomitiche del regno dei Fanes e dei monti pallidi, intrisi di mistero e popolati da creature mitologiche» spiega Milo Manara. «Si trattava perlopiù di creature mostruose, spaventose, come il crudele stregone Spina de Mul, metà mulo e metà scheletro, che si trascinava per i prati e le crode. Poi streghe, orchi e draghi. Per il manifesto del Trento Film Festival, già nell’immagine rifiutata nel 1997 avevo voluto ricreare questa dimensione fiabesca, mitologica, ma focalizzandomi sui suoi risvolti dolci e pacifici. Tra tutte queste creature scelsi dunque quella più seducente, l’Ondina, creatura semi acquatica che si dice abitare nei laghi alpini. In questo secondo manifesto ho sviluppato lo stesso tema, ma con una variazione, musicalmente parlando, in tono minore. Una variazione più malinconica, per i toni di colore, per lo sviluppo del soggetto. Nel manifesto del 1997 la composizione era decisamente “in maggiore”, più serena, con la misteriosa Ondina al centro del maestoso anfiteatro delle Dolomiti». Perché, ora, il tono minore? «Da allora sono successe molte cose che hanno reso sempre più evidenti le conseguenze del nostro impatto sull’ambiente anche in ambito montano» prosegue Manara. «I cambiamenti climatici e l’inesorabile scioglimento dei ghiacciai alpini, la disastrosa catastrofe della tempesta Vaia… è emerso in modo inequivocabile come gli interventi umani rischiano di distruggere l’equilibrio della natura. La nuova Ondina non è più una creatura lieta, ma impaurita e diffidente: prima ci seduceva, ora ci guarda come intrusi, pronta a immergersi di nuovo».

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