Un grande laboratorio artistico: quindici mostre in altrettante location cittadine, dalla fotografia alla scultura
Pubblicata il 09/04/2019
Grande attesa per la mostra dell’artista valdostano Donato Savin, che con le sue stele interpreta e rivisita le rocce delle sue montagne. “Amazigh” è un viaggio ideale tra i monti dell’Atlante, in Marocco, per scoprire la ricchezza culturale del popolo berbero.
Il Trento Film Festival è un grande laboratorio, che da sempre esplora con curiosità i più diversi campi della cultura e dell’arte. Non a caso, in ogni edizione sono moltissime le mostre che vengono organizzate o ospitate, spaziando dalla fotografia al fumetto, dalla scultura alla pittura. In questa 67. edizione sono ben 15 le esposizioni inserite nel programma, collocate in diverse location della città e aperte gratuitamente al pubblico del festival.
Inaugurerà il 23 aprile, qualche giorno prima dell’inizio del festival, una delle mostre più attese, organizzata in collaborazione con la Regione Autonoma Valle d’Aosta – Région Autonome Vallée d’Aoste e curata da Aldo Audisio – consigliere del Trento Film Festival – e Daria Jorioz: si tratta di “Donato Savin. Stele”, un progetto espositivo che avrà sede a Palazzo Thun sotto i porticati e nel cortile e che espone venti pezzi del noto artista valdostano. Donato Savin, ormai noto a livello internazionale, è un artigiano contemporaneo che interpreta e rivisita le rocce delle sue montagne in modo essenziale, con molti tipi di realizzazioni ma, soprattutto, con le sue stele – Dèi di pietra – a cui la mostra è dedicata. Una reinterpretazione di una dimensione ancestrale, palpabile nell’aria della sua Valle d’Aosta, dove vive e lavora a Cogne, nella frazione Epinel.
Si colloca invece nel contesto di “Destinazione…” la mostra “Amazigh: Berberi del Marocco”, che sarà inaugurata sabato 27 aprile alle ore 11.00 e resterà aperta fino al 7 maggio presso la suggestiva sede dello Spazio Archeologico SASS, la “Trento sotterranea”. La mostra fotografica di Luciano D’Angelo, a cura di Sandra Fiore per Fondazione Aria, offre l’occasione per intraprendere un viaggio ideale tra i monti dell’Atlante, in Marocco, e scoprire la ricchezza culturale e lo stile di vita di un popolo che abita il Nord Africa da millenni. Indomiti e fieri, legati al loro idioma originale, hanno scelto di vivere in luoghi impervi e isolati per difendere la loro identità.
Grazie alla collaborazione con la Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e il Museo della Malga di Caderzone Terme, anche quest’anno la prestigiosa sede espositiva di Palazzo Trentini ospiterà una mostra: si tratta di “L’uomo di nuvole e di lana. L’ultimo dei pastori d’altura”, con fotografie e testi di Gianluigi Rocca, che inaugurerà il 29 aprile. Tra immagini e poesia, una grande mostra documenta la vita di colui che è stato l’ ultimo testimone dei “Pastori d’ altura”, all’alba del terzo millennio.
“La Voce delle Dolomiti” è invece una mostra di 60 fotografie di grande formato che celebrano lo splendore di attimi speciali e diventano fonte emozionale per trasmettere quei valori di rispetto e protezione per la Natura, quale patrimonio personale di ciascuno di noi: un dialogo tra la straordinaria bellezza del paesaggio dolomitico e un fotografo, Alessandro Gruzza, in ascolto dei suoi messaggi preziosi. La mostra, realizzata con la collaborazione di Trento Film Festival, Fondazione Dolomiti UNESCO (Fondi Comuni di Confine), Trentino Marketing e Provincia Autonoma di Trento, ha sede presso il Palazzo delle Albere.