“Il Chiodo d’Oro Sosat” si apre al Triveneto e premia due cordate all’insegna della famiglia

Pubblicata il 02/05/2024

Il prestigioso riconoscimento assegnato ai trentini Caterina, Riccardo ed Elio Mazzalai e ai veneti Sara Avoscan e Omar Genuin. Oggi la cerimonia di premiazione nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Geremia.


Grandi novità quest’anno per il premio “Chiodo d’Oro Sosat”, la cui cerimonia di assegnazione si è svolta oggi, giovedì 2 maggio, alle 17.30 nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Geremia: giunto alla diciannovesima edizione, il prestigioso riconoscimento istituito dalla Sezione Operaia della Sat nell’ambito dell’evento “Cordate del Futuro”, organizzato in collaborazione con il Trento Film Festival, si presenta, infatti, in una veste completamente rinnovata, avendo allargato i propri confini territoriali al Triveneto e, per la prima volta nella sua storia, prevedendo nella rosa dei possibili premiati, oltre alla classica coppia di alpinisti “veterano” e “giovane”, anche le cordate caratterizzate da legami familiari, realtà diffuse nel panorama alpinistico nazionale e internazionale.

In queste nuova veste (nata dalla collaborazione tra la Sosat, il Club Alpino Accademico Italiano Gruppo orientale e il Trento Film Festival) il premio quest’anno è stato assegnato a due realtà familiari che si sono particolarmente distinte per un alpinismo praticato secondo i valori fondanti della Sosat, rispettivamente, la famiglia trentina Mazzalai, costituita da Caterina, il fratello Riccardo e il figlio di quest’ultimo Elio e la famiglia veneta composta da Sara Avoscan e il marito Omar Genuin.

«Due cordate – spiega il presidente della Sosat, Luciano Ferrari – che esprimono non solo i nostri più importanti valori, ossia la frequentazione della montagna in amicizia, in spirito di solidarietà̀ e nel rispetto dell’ambiente, ma che soprattutto costituiscono la testimonianza di come la passione per l’alpinismo possa sgorgare e trovare linfa anche e soprattutto in ambito familiare, inteso nella sua accezione più ampia, diventando un bene prezioso e condiviso che si tramanda, con le sue naturali evoluzioni, di generazione in generazione. In questo senso la storia dell’alpinismo è ricca di esempi di fratelli, coppie, genitori e figli che si sono legati e continuano a legarsi alla stessa corda, vivendo, probabilmente, anche un sentimento di maggiore responsabilità, per il fatto di scalare insieme a un familiare. Il premio vuole, quindi, essere un omaggio anche a questa realtà dell’alpinismo».
Per la cerimonia di assegnazione del premio, alla quale parteciperanno, tra gli altri, oltre al presidente della Sosat, il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi, il presidente del Gruppo orientale del Club Alpino Accademico del Cai, Francesco Leardi, sono previsti un intervento musicale della soprano Victoria Burneo Sanchez, accompagnata al pianoforte dal maestro Claudio Vadagnini e la presentazione dei profili delle due famiglie premiate, scritti e interpretati dall’attore Renzo Fracalossi. A condurre sarà la giornalista Fausta Slanzi.

«Allargare gli orizzonti al Triveneto – aggiunge Luciano Ferrari – rappresenta un’evoluzione naturale del premio, in linea con la visione internazionale che anima il Trento Film Festival, patrimonio del territorio, ma anche delle montagne del mondo e delle loro rispettive culture. Condividendo in oltre vent’anni di collaborazione i valori del festival e ispirandoci anche all’impegno sociale che ha fatto di Trento la “Capitale italiana del volontariato 2024”, abbiamo quindi pensato di guardare al futuro, connotando il “Chiodo d’Oro Sosat” come un’occasione di contaminazione di esperienze diverse, di condivisione di valori, come la solidarietà, l’amicizia, il rispetto della natura. Valori che oltrepassano i confini, costituendo patrimonio di tutte le Terre Alte».

L’evoluzione del premio è stato frutto di un intenso lavoro, grazie alla partecipazione del Gruppo orientale del Club Alpino Accademico del Cai che ha condiviso con entusiasmo sin da subito l’iniziativa e per la quale il prossimo anno sarà coinvolta anche la sede centrale dello stesso ente accademico.

Sara Avoscan, di Falcade (Belluno), ha iniziato ad arrampicare giovanissima. Prima si è dedicata alle gare di arrampicata sportiva, diventando a 18 anni campionessa veneta e qualificandosi terza al campionato italiano e, poi nel 2010, vincendo la Coppa Italia. Dopo di che si è dedicata alle scalate in montagna, in particolare nelle Dolomiti, affrontando vie di estrema difficoltà, dimostrando ancora una volta le sue spiccate doti tecniche. Omar Genuin, di Falcade, è considerato uno degli alpinisti più forti d’Italia. Campione di sci di fondo, maestro di sci, allenatore, Accademico del Cai, ha aperto e ripetuto, in libera, nelle Dolomiti, vie di estrema bellezza e difficoltà. Tra le sue realizzazioni più conosciute quelle sulla parete Sud della Marmolada, tra cui la “Via attraverso il pesce”, salita in 5 ore e mezza, fino alla cengia, con Manolo.

Caterina Mazzalai, istruttrice di alpinismo e di scialpinismo della “Scuola Giorgio Graffer”, già presidente della Sezione Sat di Ravina, è considerata una delle più forti alpiniste trentine, con all’attivo centinaia di vie scalate su diversi terreni, in Dolomiti e, più in generale, nell’arco alpino. Impegnata nel sociale, tra le sue più grandi passioni, oltre ad arrampicare, quella di trasmettere i valori dell’alpinismo e della montagna ai più giovani. Riccardo Mazzalai ha iniziato a scalare sin da giovane, avvicinandosi all’alpinismo attraverso la “Scuola Giorgio Graffer”, per la quale è poi diventato anche aiuto istruttore. Considerato un alpinista di punta del Trentino, ha sempre vissuto il suo rapporto con la roccia in modo riservato, lontano dai riflettori, ma sempre vicino agli amici di numerosissime scalate. Tra i fondatori della Sezione Sat di Ravina, ha svolto un ruolo fondamentale nel fare avvicinare la sorella Caterina e il figlio Elio all’alpinismo, trasmettendo loro tecniche e soprattutto l’amore per la montagna. Elio Mazzalai ha iniziato a scalare con il padre Riccardo, dimostrando presto un’innata predisposizione di famiglia per l’arrampicata, tanto da essere considerato un giovane emergente nel mondo dell’alpinismo trentino.