A causa della povertà diffusa, nelle città curde dell'Iran molte persone sono costrette a contrabbandare beni per guadagnarsi da vivere, trasportandoli attraverso il pericoloso confine tra Iran e Iraq. Questa forma di contrabbando è chiamata Kolbari, e le persone che svolgono questo lavoro sono chiamate Kolbar. Oggi, circa 400.000 curdi sono coinvolti nel Kolbari e ogni anno circa 200 Kolbar vengono uccisi o feriti da colpi di arma da fuoco sparati dalle guardie che pattugliano il confine, oppure cadendo dalle montagne, a causa delle mine antiuomo o per ipotermia. Documentato nel corso di sei anni, il regista Arash Rakhsha presenta un ritratto intimo di Hamid e Yaser, due cari amici che vivono in un villaggio curdo e che sono costretti al kolbari.
Nato nel 1985 a Kermanshah (Kurdistan, Iran), è cresciuto in una famiglia povera con la passione per l’arte e la letteratura. Dopo essere stato ammesso al corso di letteratura drammatica dell'Università di Teheran, ha iniziato a lavorare in un'agenzia fotografica. In seguito si è laureato in cinematografia. ALL THE MOUNTAINS GIVE è il suo debutto alla regia.
Premi
Genziana d’Oro Miglior Film di Esplorazione o Avventura - Premio “Città di Bolzano”
Ed. 2025
Non tutti hanno il privilegio d’intraprendere viaggi difficili solo per il piacere di farli. Vogliamo rendere omaggio ad Arash Rakhsha, regista, direttore della fotografia e montatore del film, che all’inizio della sua vita è stato costretto dalle circostanze a diventare lui stesso un contrabbandiere, ma che poi ha sviluppato da autodidatta eccezionali abilità tecniche di filmmaker e ha trascorso sei anni a filmare la dura vita dei suoi amici contrabbandieri. Condivide i loro viaggi pericolosi e ne ritrae, in modo intimo, la vita familiare e i sogni di un futuro migliore che svaniscono. Ammiriamo il contributo poliedrico del regista e la colonna sonora suggestiva e inquietante che, come regista e montatore, ha sapientemente integrato.
Premio Cinema per i Diritti Umani
Ed. 2025
Attraverso lo sguardo compartecipe del regista e cineoperatore, che ha conosciuto in prima persona la condizione delle comunità curde costrette al lavoro di Kolbari lungo il confine iraniano, il film valorizza tutte le possibilità del cinema documentario, restituendo, con eccellenza stilistica, l'assoluta precarietà della vita di un popolo senza diritti e senza patria. Nella minuta quotidianità dei protagonisti l'autore coglie lo stretto legame tra povertà, sfruttamento lavorativo e privazione della libertà di scelta, ma anche una strenua capacità di resilienza radicata nella dignità delle relazioni.
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01/06/2025
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